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09 Feb

Cap.6-2: Quando si dà un nome ad una abitazione, essa diventa Casa

Nour, Hayat, Nidàl e Nabil, con il cuore in mano, viaggiano in macchina di nuovo tutti e quattro insieme.

Senza poche difficoltà, la paura e le conseguenze del trauma sono state superate dalla voglia di riprendere la vita normale. Comunque, a giudicare dalla velocità della macchina che non supera i quaranta chilometri all’ora, non si può dire che la paura sia del tutto passata. Continue Reading »

09 Feb

Cap.6-1: Nabil torna ad accarezzare il suo sogno

Al suono del campanello Nabil apre la porta. Un uomo magro con una barba di tre giorni aspetta con delle chiavi in mano e un sorriso sul viso che gli dona un carisma particolare. Continue Reading »

05 Dic

Cap.5-11: Quando scrivi imponi le tue idei, senza ascoltare le risposte né i commenti di chi le legge.

Nabil si trova nella stanza da letto nella casa dei genitori a Beirut tenendo stretta nelle mani una lettera ingiallita dal tempo e fissando il nulla da oltre due ore. Alla fine riporta il suo sguardo alla lettera e riprende il suo sogno ad occhi aperti. Si rivolge al suo tu immaginario.

“Rabih guidò e io parlai durante tutte le due ore che ci separavano da Beirut. Recuperai i quattro giorni di silenzio raccontando la mia avventura senza perdere un dettaglio e senza tacere, scolpendola ancora più a fondo nella memoria.

Infine, tirai fuori la lettera,”

05 Dic

Cap.5-10: Pregammo, ognuno a modo suo, il Dio di tutti.

Al mio risveglio, all’alba del quarto giorno, raggiunsi il mio amico eremita e pregammo, ognuno a modo suo, il Dio di tutti.

Dopo la colazione, mi consegnò un foglio di carta piegato in quattro. Mentre lo aprivo, un po’ sorpreso da questo gesto inatteso, mi fissò con occhi sorridenti e con quella specie di taglio nel viso che gli accentuava il sorriso mi fece capire che non era il caso di aprirla. Ricambiai il saluto con un sorriso, una stretta di mano e, zaino sulle spalle, ripresi il mio cammino.

05 Dic

Cap.5-9: Fu come se l’atmosfera, l’aria e il mondo attorno a me, fossero pieni di energie positive.

Al terzo giorno decisi di calarmi ancora più a fondo in quest’esperienza. Dopo la preghiera del tramonto, seduto per l’ultima volta sulla mia roccia, lasciai che la mia si aprisse la strada e viaggiasse direttamente dentro di me.

Ripercorsi gli ultimi due giorni e risentii la loro intensità.

Nel mio profondo sentii che non ero io ad essere stato capace di stare in silenzio e di concentrarmi, ma era stata la valle stessa a spingermi ad ascoltare il silenzio interiore.

Era come se l’atmosfera, l’aria e il mondo attorno a me, fossero pieni di energie positive.

05 Dic

Cap.5-8: Niente può farti toccare, udire, sentire, gustare e vedere il Divino meglio del silenzio.

Se all’inizio mi accontentai di scoprire il mondo attorno a me, in seguito invece volevo partecipare. Volevo assumermi in pieno la responsabilità della riuscita della mia scelta.

Passai la mattina del secondo giorno nella meditazione e nella contemplazione. Non sapevo di essere capace di farlo. Pensai ai miei genitori che forse erano un po’ preoccupati per me. Credo che fosse la prima volta che mi capitava di pensare a loro durante le mie uscite.

Immaginai i miei amici nel caldo della loro casa a giocare a carte o a guardare un film.

05 Dic

Cap.5-7: La bellezza allo stato puro!

Dopo il pranzo, lavò i piatti, prese un libro in lingua araba, e si mise a leggere. Io, invece, mi accontentai di osservarlo.

Era il mio primo giorno. Sentivo il bisogno di scoprire, di capire, di rendermi conto di dove mi trovavo, e soprattutto di sapere come comportarmi. Non volevo più fare gaffe.

Andai verso il tavolo dei libri ed esaminai attentamente la sua “biblioteca”, scelsi un libro di Anthony De Mello, un prete gesuita di cui non avevo mai sentito parlare.

Uscii all’aria aperta e andai a sedermi su una roccia riscaldata dal sole. Con il libro chiuso in mano, sentii la mia mente staccarsi dal mio corpo. Mise le ali e sorvolò la valle.

05 Dic

Cap.5-6: La vita ci piega sotto il peso dei doveri quotidiani e le sofferenze degli anni che scorrono e poi, che sia per amore, per pietà o per ca-so, spesso, ci sostiene.

Al mio risveglio, non c’era traccia dell’eremita. Fuori dalla grotta il ghiaccio si era depositato su ogni oggetto assumendone la forma.

Un po’ più in là, vicino alla parete della montagna, davanti ad una roccia velata da una tenda di stalattiti di ghiaccio, mi incantai davanti ad una vera scultura realizzata completamente da madre natura.

Era solo un piccolo filo d’erba coperto dal ghiaccio. Catturò la mia attenzione per non so quanti minuti. Era appena più alto del palmo di una mano.

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05 Dic

Cap.5-5: “… X X I …”

Man mano che salii, aumentarono le rocce e diminuirono gli alberi finche non lasciai la foresta alle mie spalle. Il fuoco si trovava ormai ad un centinaio di metri ed illuminava il contorno della caverna. In controluce, intravidi la sagoma di un uomo magro seduto per terra. Sembrava che stesse leggendo un libro.

“Marhaba[1]… Ce l’ho fatta finalmente”.

Lo salutai con un’immensa gioia, ma non ricevetti nessuna risposta in cambio.

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05 Dic

Cap.5-4: Una cosa è scegliere di essere soli, un’altra è sentirsi abbandonati

Il crepuscolo in questa valle non rende il paesaggio più rosso, ma lo immerge nella penombra che diventa oscura in pochi minuti. L’oscurità diventò inquietante quando mi ritrovai nella stessa nube di prima e quindi alla stessa altitudine in cui avevo perso la mia strada sull’altro fianco della montagna. Di nuovo persi ogni traccia del mio sentiero. Risalii senza meta e senza vedere. La mia torcia non fece altro che abbagliarmi, la spensi per liberare le mani ed usarle talvolta come guida, e tal volta come scudo. La forza di gravità diventò il mio unico riferimento. Non so di quanto mi fossi alzato di livello o di dislivello, ma ebbi l’impressione che la nuvola si stesse disperdendo. Dopo qualche metro di salita mi trovai fuori dalla nebbia, e sotto i piedi un mare ondeggiante di nuvole copriva la valle. Purtroppo, del sentiero non c’erano più tracce. Era svanito nel nulla. Continue Reading »