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05 Dic

Cap.5-8: Niente può farti toccare, udire, sentire, gustare e vedere il Divino meglio del silenzio.

Se all’inizio mi accontentai di scoprire il mondo attorno a me, in seguito invece volevo partecipare. Volevo assumermi in pieno la responsabilità della riuscita della mia scelta.

Passai la mattina del secondo giorno nella meditazione e nella contemplazione. Non sapevo di essere capace di farlo. Pensai ai miei genitori che forse erano un po’ preoccupati per me. Credo che fosse la prima volta che mi capitava di pensare a loro durante le mie uscite.

Immaginai i miei amici nel caldo della loro casa a giocare a carte o a guardare un film.

In quel momento capii come un eremita, pur lontano dalla civiltà, pur chiuso in sé, possa sentirsi in contatto con il resto dell’umanità. L’hanno scritto diversi filosofi. Hanno già riferito che la verità è dentro di noi e che l’universo si trova immerso in te, ma non potrai mai capirli se non l’esperimenti sulla tua pelle. Infatti, nel mio piccolo, percepii i sentimenti e i bisogni degli altri rimanendo qualche istante chiuso dentro di me.

Come il giorno precedente, mi sedetti di nuovo sulla mia roccia con la valle sotto i piedi e lasciai il mio pensiero volare.

C’era tutt’altro che silenzio.

Il fruscio del vento che attraversava la foresta, il mormorio del torrente a fondovalle, i canti degli uccelli e i versi degli animali riempivano la valle, interrotti di tanto in tanto dal lontano rombo di motore o dal claxon di un’automobile.

Più mi rilassavo e più il silenzio si faceva strada dentro di me. Non sentii più né il fiume né il vento. Infine, persino la foresta smise di parlare.

Al loro posto, altri rumori molto più sottili invasero le mie orecchie. Sentii il mio respiro, udii l’aria che entrava nei polmoni. Il battito del mio cuore era come un tamburo che dava il ritmo al mio corpo, sentivo il sangue scorrere nelle vene e perfino il rumore delle mie palpebre.

Ormai la mia mente sorvolava la mia valle interiore, le profondità della mia anima.

Poi fu il Silenzio Assoluto. Lo strumento per eccellenza capace di illuminare gli abissi dell’anima.

Entrai in uno stato di serenità che non avevo mai sperimentato prima.

In quel momento conobbi il valore del silenzio.

Niente può farti toccare, udire, sentire, gustare e vedere il Divino dentro di te meglio del silenzio.

Lo sai perché questi minuti mi hanno segnato per la vita e perché li ricordo instante per istante? Perché in quel momento ho scoperto che il silenzio esiste ed è come una pietra rara e preziosa. La devi cercare con costanza e pazienza, e le devi concedere di far emergere il suo fascino.

Così, in due giorni quasi senza parlare, potei ammirare la bellezza del silenzio interiore per qualche istante prezioso.

Con questa preghiera nel cuore, senza richieste ne ringraziamenti, lasciai che il sonno mi avvolgesse dolcemente.

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