Cap. 2-5: Tenero e caldo in un camino, spaventoso e micidiale in un incendio!
“Hai notato qualcuno dietro le tende della casa accanto? Hai avuto anche tu l’impressione che ci sia una persona che ci spia?” chiede Nidàl a bassa voce.
“No, non ho visto niente”.
“Ti assicuro che c’era qualcuno che ci spiava. Là, da dietro le tende… c’era un’ombra! Ho i brividi! Ti prego andiamo, presto.”, replica Nidàl, sempre più pallida.
“Ma basta con queste storie! Chi vuoi che si interessi di noi? Non siamo né ricchi né coinvolti in politica o non so in che cosa!”
“Niente! Lascia stare! È solo un’impressione. Voi uomini non capite niente di queste cose.”
Nabil rassegnato chiede: “Ma cosa hai visto esattamente?”
“Niente di definito. Ho sentito due occhi che ci fissavano!”
Dopo un attimo di silenzio che sembra un’eternità, e non sapendo cosa dire per cambiare discorso, il padre si rivolge ai piccoli passeggeri sul sedile posteriore:
“Ehi, bambine, sapete che stiamo andando al ristorante dove la mamma e io andavamo da giovani?”
Nidàl ne approfitta per alleggerire l’atmosfera cupa che si era formata: “Vuoi dire che siamo vecchi adesso?”
Nel ristorante, dopo i soliti baci e abbracci, si siedono a tavola. Lo stesso tavolo e le stesse panche dei vecchi tempi, sulla solita terrazza di legno: un gazebo con delle colonne bianche che sostengono un tettuccio dello stesso colore candido di stile vittoriano.
Le discussioni, i ricordi, i racconti e i piatti s’incrociano tra loro come ai vecchi tempi.
Improvvisamente un urlo interrompe il loro incontro:
“AL FUOCO…. AL FUOCO….”
Gli ospiti sono in preda al panico.
Le sedie cadono.
I tavoli scivolano in tutte le direzioni.
Il fumo invade la sala in pochi secondi!
Nidàl urla: “Usciamo, porta fuori Hayat e Nour! Leila è andata in bagno… vado ad avvisarla”.
Nabil, assieme ai suoi amici, impedisce a Nidàl di avventurarsi per cercare la loro amica e la trascina con forza fuori dal ristorante.
Leila si trova fuori. È uscita dalla porta posteriore.
Con gli amici in semi cerchio e le gambe legate dalle braccia delle figlie, Nabil e Nidàl osservano, impotenti, il “loro” ristorante andare in fumo, trascinando con sé una buona parte dei loro ricordi.
Prima di girare la schiena al fuoco e alle memorie, un rombo proveniente dal locale richiama la loro attenzione: la piccola terrazza in legno si accascia a terra con un crepitio tipico del fuoco: quel rumore, tenero e caldo in un camino, spaventoso e micidiale in un incendio.
Poi uno strano evento accade sotto gli occhi increduli di Nabil: una ad una, quattro colonne del gazebo crollano e s’incrociano tra di loro formando due perfette X. L’ultimo pilastro cede, e cade vicino, formando con gli altri quattro un insolito “X_X_I” di fuoco e di braci.
“Dove ho visto questo segno? Perché ho una specie di Dejà-vu?” Pensa Nabil.
Poi si chiede a voce alta: “Che diavolo succede? Che cosa sta succedendo intorno a noi?”
E con una voce semi soffocata Nidàl sussurra:
“Sento quei due occhi di prima che mi stanno guardando! Quegli occhi che ci spiavano due ore prima. Ho un brivido lungo la schiena!”
“Non vorrai credere al malocchio e simili superstizioni” replica un’amica della compagnia.
“Non lo so!” Poi sforzandosi di non credere, Nidàl continua: “No, no… hai ragione. Dimentichiamo. Forse è meglio tornare a casa!”