Per acquistare il libro clicca sul seguente collegamento.
05 Dic

Cap. 4-2: Ci ricordiamo dei consigli sempre tardi, e comunque dopo la tragedia

In ospedale Nabil non riesce a perdonarsi. Tutti sanno che al volante una distrazione, anche di una frazione di secondo, è fatale. Purtroppo ce lo ricordiamo sempre tardi, e comunque dopo la tragedia.

Oggi si è distratto. Lui è il responsabile.

Nel corridoio del pronto soccorso, in attesa di avere notizie delle figlie, Nabil piange. Piange come un bambino smarrito, anzi peggio, come un uomo incapace di reagire.

I medici, gli stessi che hanno curato le ustioni di Farid, prima di pronunciarsi sullo stato delle figlie, chiamano Nidàl e Nabil e li invitano ad entrare e lasciarsi esaminare a loro volta.

I dottori diagnosticano una costola incrinata a Nabil ed un colpo di frusta a Nidàl, comunque, se la caveranno con un analgesico.

Per le bambine, il danno è maggiore. Non avevano le cinture di sicurezza allacciate. L’urto con il camion ha proiettato Hayat contro sua sorella e, testa contro testa, Nour è rimbalzata contro il finestrino, rompendo il vetro con la fronte. Hanno dovuto darle quattro punti per suturare la ferita.

Il trauma cranico, la perdita di coscienza e la conseguente perdita momentanea di memoria di Hayat, indicano un elevato rischio di emorragie interne e obbligano i dottori a trattenerla con la sorella in osservazione. Devono rimanere a letto e, soprattutto sveglie.

In poco tempo, Nidàl e Nabil si ritrovano attorniati dalla famiglia. Sono arrivati tutti quelli che erano nel medesimo posto tre giorni prima attorno a Farid. Si direbbe un dejà-vu.

Mentre Nidàl desidera un attimo di silenzio entra, come un uragano, zia Mariam.

“Che cosa vi sta succedendo? Che cosa avete fatto di male al Buon Dio per meritare tutto questo?” Entra nella stanza ed inizia a distribuire dei baci e dei “To’borneh insciallah[1]“ a tutte e due le bambine.

Visto che le sue figlie hanno dimenticato quel poco di arabo che conoscevano, Nabil traduce letteralmente l’augurio della zia e, sorridendo, pensa “Non so se le ragazze soffrono di più il trauma dell’incidente, l’augurio pesante che hanno appena ricevuto, o i baci a raffica di una zia che appena ricordano”. Ma non ha il tempo di concludere il ragionamento perché viene raggiunto da altrettante raffiche di baci e saluti.

Poi l’uragano si sposta verso sua moglie. A Nidàl, invece, è riservato un trattamento diverso: la zia la prende in disparte e sussurrando qualche parola in un orecchio, le mette nel palmo della mano un oggetto. Nabil non riesce a riconoscere la natura del regalo né a sentire di cosa si tratta.

“Dai, su ragazzi, tutti fuori. È arrivata l’ora del controllo” due infermiere entrano nella stanza, attrezzate di termometri, stetoscopi, sfigmomanometri e tanti sorrisi.



[1] To’borneh Insciallah” o “Toqborneh Insciallah” (تقبرني أنشاء الله)“ è usato spesso dalle persone adulte indirizzandosi ai giovani. Tradotto letteralmente significa: “Che mi sotterri”…

Ovviamente il suo significato popolare e il suo senso figurativo è del tutto diverso dal senso reale e significa “che Iddio ti dia lunga vita”

Comments are closed.