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05 Dic

Cap. 4-4: Un ‘come stai?’ , che sprigiona amore e premura…

Controllo dopo controllo, e visita dopo visita, la cena, per modo di dire, è servita. I parenti e gli amici tornano a casa e il silenzio torna a farla da padrone.

“Mamma! Ho sonno!”

“No piccola mia, non puoi dormire! Raccontami, come ti senti?”

“Bene, mi sento bene. Ma ho sonno, vorrei dormire!”

“E le infermiere? Sono gentili?”

“Sì, molto, specialmente Bernadette. Mi racconta sempre una storia quando mi esamina.”

“Anche a me! Youmna parla dei suoi figli.” Dice Nour.

“Le conoscete già per nome?”

“Eh sì! siamo amiche.”

“Cosa vi hanno raccontato?” …

La madre, come da richiesta dei medici, fa di tutto per tenerle sveglie, ma più ci si addentra nella notte e più il compito diventa arduo.

Alla visita della mezzanotte, Nidàl chiede alle infermiere di turno se può lasciar dormire le ragazze, almeno tra le ore di controllo. “Sono passate ormai più di 15 ore.” sottolinea Nidàl.

L’infermiera deve avere il consenso del medico curante prima di dare la risposta definitiva, e questo non si fa attendere: possono dormire tra un controllo e l’altro.

Come tutti i genitori in tutti gli ospedali del mondo, Nidàl e Nabil vegliano sulle loro figlie.

Le luci sono soffuse. Tutti i colori tendono al verde scuro rilassante delle pareti. Il silenzio profondo viene interrotto solo da qualche lamento indefinito che si fa sentire di tanto in tanto. L’atmosfera invita a dormire e sarebbe ideale per rilassarsi e lasciarsi andare nel mondo dei sogni, ma non per tutti, non per chi veglia e chi soffre.

Passano la notte su un divano logoro che, in tempi normali, avrebbe massacrato loro la schiena. Come tutti quelli che vegliano, però, non sentono la stanchezza, non sentono il dolore e, soprattutto, non hanno sonno. Sarà l’adrenalina della lotta, sarà l’amore, sarà il sentimento di colpa… qualunque sia la ragione, immersi nei pensieri, loro non hanno sonno.

Nabil guarda il viso di Nour. S’immagina la ferita sulla fronte, sotto le bende. Quattro punti! Quattro punti sulla fronte che terrà per sempre, una ferita avvenuta per colpa della sua guida, per colpa della sua distrazione.

“Come stai?”

Una voce femminile, che sprigiona amore e premura, invade il suo cuore e la sua mente. La voce di Nidàl lo riempie di una sensazione di benessere indescrivibile. Non sono solo i massaggi e le carezze sulle sue spalle che lo scaldano, ma è l’amore. L’amore e il perdono inclusi nella frase della sua compagna. Un “come stai” che non aspetta alcuna risposta.

Il perdono?

Quale perdono? Nidàl non pensa minimamente al perdono. Lei non vede una colpa da perdonare. Lui, invece sì!

“È triste habibteh[1].” Le dice, tenendola per mano. “L’unico momento d’intimità in questi ultimi giorni, lo passiamo malridotti su un divano malridotto di un ospedale malridotto in un paese malridotto.”

“Passerà anche questo! Faremo le ferie e le porteremo anche alla Valle Santa”

“Me lo auguro.”

“Cosa ti ha dato stamattina zia Mariam?” Chiede Nabil, cambiando discorso.

“Un portachiavi.”

“Un portachiavi e basta? E serviva tutto quel mistero?”

“Eh va beh! Ha una bella pietra turchese[2]“ e Nidàl tira fuori un portachiavi, con un’enorme pietra blu.

“Ma no! Ci risiamo!”

“Sai com’è tua zia! Non c’è niente di male poi!”

“Meglio evitare tutte queste fesserie, specialmente davanti alle ragazze. Non mi sembra educativo. Anzi, direi proprio il contrario!”

Nidàl cambia discorso di punto in bianco: “Toglimi una curiosità! Non ho capito perché non hai accettato l’aiuto degli autisti per portarci in città? Abbiamo perso dei minuti preziosi per chiamare Samir!”

“Non mi fidavo. Non volevo finire tra le mani di un’altra guaritrice come è successo a Farid.”

“E poi hai il coraggio di criticare l’individualismo della tua gente? Come può esserci una collaborazione o, come dici tu, cooperazione senza la fiducia.”

“La fiducia e la fedeltà sono delle caratteristiche riservate ai cani!”

“Ehilà! Diventiamo più filosofi e pessimisti con l’età!”

“Oh Dio!”, procede allarmata Nidàl. “A proposito di fedeltà! Baroud? Cosa ne è successo?”

“Non lo so! Non mi risulta che fosse con noi in macchina!” afferma Nabil

“Ma sì! l’abbiamo lasciato con le bambine sul sedile posteriore! Chiederemo domani!”

Il giorno dopo il medico, che è diventato un amico di famiglia, rassicura i genitori e dimette le piccole pazienti.

Anche quest’incidente si è concluso nel migliore dei modi.


[1] Habibteh o Habibty: (حبيبتي) Amore mio o tesoro

[2] Fairuz(فيروز) , Pietra turchese, pietra blu o l’Occhio di Allah: Una pietra semipreziosa, di colore azzurro intenso, turchese appunto. Ha diversi nomi ma un unico significato: si sostiene che abbia il potere di allontanare o sviare il malocchio attirandolo come fa un parafulmine con le saette.

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