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05 Dic

Cap.5-5: “… X X I …”

Man mano che salii, aumentarono le rocce e diminuirono gli alberi finche non lasciai la foresta alle mie spalle. Il fuoco si trovava ormai ad un centinaio di metri ed illuminava il contorno della caverna. In controluce, intravidi la sagoma di un uomo magro seduto per terra. Sembrava che stesse leggendo un libro.

“Marhaba[1]… Ce l’ho fatta finalmente”.

Lo salutai con un’immensa gioia, ma non ricevetti nessuna risposta in cambio.

La paura, la nebbia e la fatica mi avevano fatto dimenticare lo scopo della mia visita: Il Silenzio. Mi bastò il suo sguardo per farmelo presente.

Il fuoco, oltre a far borbottare una pentola appesa su un’asse, riscaldava l’atmosfera e illuminava la mia strada. Questa volta mi avvicinai in silenzio e con rispetto, come se stessi entrando in un luogo sacro e mi sedetti vicino al fuoco.

La luce ballava al ritmo delle fiamme ed illuminava le sue guance scavate, il suo naso lungo e i suoi zigomi pronunciati. Con una specie di taglio orizzontale sulla faccia che assomigliava ad un sorriso mi invitò a mangiare.

Mi aspettava per cena.

Il crepitio del legno che bruciava prese il posto del dialogo, dandomi la possibilità di godere del riposo ed assaporare la minestra.

Non so quante ore passarono, ma mi svegliai da questo stato di trance quando vidi il vecchio senza età agitare il fuoco che si spegneva dolcemente.

Servendosi di un ramo secco isolò qualche tizzone ancora in fiamme, e con un movimento lento ma sicuro, iniziò a incrociare i ramoscelli incandescenti, come se si trattasse di un gioco. Un minuto dopo, il fuoco si spense lasciando intravedere il disegno appena realizzato: un X X I in fiamme, come un “ventuno” in cifre romane.

“Sì… hai ragione… è vero quello che stai pensando… Questo simbolo! XXI!” Nabil torna al presente rivolgendosi al suo tu immaginario.

“L’ho visto proprio due giorni prima nel ristorante che ha preso fuoco… le colonne! Anche loro avevano formato XXI. Credi che si tratti di un’altra profezia? Un altro messaggio sottile? Un appuntamento per ritrovarsi dopo ventun anni?

“Stai pensando che sto esagerando e che sono stato influenzato da quello che mi sta succedendo attualmente. No, non credo. È vero che non me la ricordavo, ma ti posso giurare che, a distanza di ventun anni, ho di nuovo questa immagine impressa nel cervello, netta e chiara come se fosse accaduto ieri.

L’eremita, dopo questa scena, si alzò senza dire una parola, mi girò la schiena, e, guardando verso la montagna ad est, pregò.

Non riuscii più a comprendere dove fosse la realtà. Non capii se stessi sognando o meno, se fossi arrivato a destinazione o perso per sempre in una dimensione parallela o irreale.

Quando mi indicò l’angolo della caverna dove avrei passato le mie successive notti, capii che non era un sogno e che ero veramente arrivato a destinazione, vivo e vegeto.

Nel rifugio regnava una calma completa. Ascoltai l’acqua gocciolare da qualche parte indefinita e sentii il vento urlare nella profondità della valle mentre si avvicinava. Non arrivava mai lì, come se, da qualche parte, facesse retromarcia.

Poi, di nuovo quel rumore incessante dell’acqua come se s’infiltrasse attraverso le pareti della roccia, sopra la mia testa e dentro il mio sacco a pelo.

Mi posi istintivamente le domande: “Piove? Nevica?”. Fuori, dentro, tutto era umido, perfino all’interno di ogni mia articolazione…

La mia stanchezza e i miei pensieri si mescolarono in una confusione indefinibile per sfumare in un sonno profondo.


[1] Marhaba;مرحبا : Salve…

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